Guiglia e il suo piatto tipico dalle origini antichissime.
La Sagra del Borlengo nasce a Guiglia il 2 aprile 1967, per l'iniziativa dell'Associazione turistica Pro Loco del paese che vuole un lancio turistico per un prodotto "E Burleng" largamente consumato nelle famiglie, specie nel lungo periodo invernale.
Ci si riuniva attorno alla grande padella di rame, in attesa che il Burlengo fosse pronto e si innaffiava il tutto col vino locale. E l'usanza è ancora ben viva a Guiglia e in molte parti dell'Appennino circostante.
Nacque così la Sagra del Borlengo. I turistici sempre più numerosi accorrono a gustare questo semplice e caratteristico cibo montanaro, fatto di acqua, uova e farina, condito con lardo, aglio e rosmarino, più ottimo Parmigiano: un grande sole trasparente e dorato... ma confezionato con arte antica da borlengai esperti, pazienti, attenti tanto da meritare per ben due volte la "medaglia d'oro" nelle occasioni in cui si cimentavano i migliori esperti dell'Appennino.
Il Borlengo di Guiglia è un prodotto a marchio "Tradizione e sapori di Modena". Il marchio stato creato dalla Camera di Commercio di Modena nel 2003 con l'obiettivo di tutelare i prodotti agroalimentari e gastronomici tipici del territorio, al di là di quelli che già vantano protezioni comunitarie quali DOP o IGP.
La ricetta del Borlengo perfetto
Il Borlengo, come per buona parte delle ricette tradizionali, è soggetto a varie rivendicazioni relative alla sua origine. Ogni paese della zona ne rivendica la paternità e sono nate molte leggende attorno alla sua nascita. Di fatto, la datazione più antica risale al 1266 proprio a Guiglia.
Il Borlengo si prepara cuocendo una colla liquida preparata con acqua, farina, uova e sale, in un’apposita padella chiamata sole o ruola. Una volta cotto, il Borlengo ha la consistenza di una sfoglia molto sottile e friabile. Viene quindi tolto dal fuoco e condito con la cunza (un pesto di pancetta, lardo, aglio e rosmarino) e un’abbondante spolverata di Parmigiano Reggiano. Non appena condito, il Borlengo deve essere piegato in quattro e mangiato subito finché è caldo.
Spesso viene fatta confusione chiamando i Borlenghi con altri nomi come Ciacci o Zampanelle, piatti che in certe zone sono realizzati in modi diversi. Per fare definitivamente chiarezza, il 31 Luglio 1999 è stato redatto e depositato presso un notaio il disciplinare di produzione del Borlengo che ne definisce i requisiti.