Chiesa Plebana
Uno scrigno di dipinti e opere d'arte nel Centro Storico di Vignola
In origine la chiesa era situata dove adesso troviamo il loggiato di ingresso alla Rocca di Vignola, è menzionata per la prima volta in un documento del 1185 assieme alla chiesa di San Martino in Centoripe.
Quando Uguccione Contrari entra in possesso del feudo di Vignola, la chiesa venne abbattuta per fare spazio agli ampliamenti della Rocca e riedificata e ampliata entro le mura del Castelnuovo, cioè la porzione abitata inclusa nel nuovo ampliamento delle mura difensive.
Nel 1680 si decise di ricostruire l'edificio a causa del cattivo stato in cui versava, su disegno del mastro muratore Zaccaria Pellini. Ma la decisione di conservare il muro anteriore dell'edificio fu un errore che creò grossi problemi e rallentamenti nei lavori di ricostruzione. Innalzato il corpo centrale della chiesa, il presbiterio e il coro rimasero incompiuti a causa di dissensi interni alla comunità parrocchiale. I lavori di completamento ripresero solo a partire dal 1792: nel lato sinistro venne costruita la sagrestia con accanto il presbiterio, mentre il coro venne adattato in uno spazio piuttosto angusto dietro l'altare maggiore.
Nel 1841 l'ingegnere Cesare Costa, figura di spicco della cultura architettonica del ducato austro-estense, venne incaricato dell'ampliamento della chiesa ridotta a forma basilicale; furono allora abbattuti il vecchio coro e la sagrestia.
L'ultimo intervento in ordine di tempo risale al 1889 quando, sotto la direzione dell'architetto Carlo Barbieri, grazie a cui fu completata la facciata in stile classico con colonnati e capitelli corinzi.
All'interno a tre navate si conservano notevoli dipinti come la Madonna col Bambino e santi opera della bolognese Elisabetta Sirani, seguace di Guido Reni; una pala d'altare di Francesco Stringa; il Martirio dei Santi Nazario e Celso nel coro, fra le ultime imprese di Adeodato Malatesta coadiuvato dal figlio Narciso, oltre a una Pietà in bronzo dorato di Ivo Soli, scultore vignolese del Novecento che raggiunse fama in ambito milanese, ove partecipò con statue al cantiere del Duomo.
Il Campanile
Sul lato sinistro della chiesa, percorrendo via Fontana, si incontra il vertiginoso campanile che in origine si presentava come un semplice pilastro accessibile attraverso una scaletta di legno e pietra.
Venne così riedificato a partire dal 1834 su progetto dell'ingegnere militare Ruggero Bidasio. Ma per problemi motivi economici i lavori si interruppero per essere ripresi solo nel 1890 sotto la supervisione di Carlo Barbieri che diede alla cuspide l'aspetto attuale riprendente quello della facciata.
Le campane furono rifatte nel 1875 dalla manifattura De Poli di Vittorio Veneto ed intonate partendo dalla maggiore alla più piccola, in SOL, LA, RE, SI.
Alla base del campanile si possono vedere dei graffiti incisi, da soldati ospitati nel vicino ospedale militare, durante la prima guerra mondiale.